Il teatro beneventano rappresenta il tipico modello di teatro diffuso dall’età augustea e per tutto il periodo imperiale: a differenza del teatro greco che viene costruito su un declivio naturale ove venivano ricavate le gradinate, quello di età romano è edificato in piano, caratterizzato da una cavea semicircolare sorretta da archi e volte che, formando una struttura chiusa, poteva essere coperta superiormente da teli (i cosiddetti velaria). L’impianto teatrale, alto in origine 23 metri, è costituito da una cavea di 98 metri di diametro e un’orchestra di 30 metri. La cavea, a pianta semicircolare, accessibile tramite corridoi e scalinate, presentava tre ordini: tuscanico, ionico e corinzio, di cui oggi resta solo l’ordine inferiore, costituito da venticinque arcate su pilastri con semicolonne tuscaniche. Lo stesso frontescena, ossia la struttura che rappresentava lo sfondo e che ospitava la scenografia, è parzialmente conservato, tuttavia presenta ancora una grande nicchia centrale e due nicchioni absidati ai lati, nei cui assi si aprono la Porta Regia e le due aperture minori. Di particolare interesse sono i due ambienti posti ai lati della scena, le aulae, di cui una, posta a sinistra del frontescena guardando la cavea, conserva ancora in parte il rivestimento in lastre marmoree policrome. Alle spalle della scena tre scalinate portano ad un livello inferiore, forse ad un ingresso monumentale per gli artisti. Costruito in opera cementizia con paramenti in blocchi di pietra calcarea e in laterizio, il teatro beneventano subisce un significativo restauro in età severiana, come testimonia una base dedicatoria della Colonia Beneventana a Caracalla, erede designato del padre Settimio Severo, con il titolo di Cesare, fra il 197 ed il 198 d.C.. Non è chiaro quando il monumento perde la funzione di struttura adibita agli spettacoli teatrali; le indagini archeologiche condotte negli ultimi anni hanno chiarito che il teatro e una parte significativa del settore meridionale della città rimasero fuori dalla cinta muraria edificata nel IV secolo d.C., a testimonianza del restringimento del perimetro di Beneventum nella tarda antichità.. Forse è a partire da questo periodo, e per tutto il medioevo, che il complesso monumentale sia stato invaso da abitazioni private e spoliato degli elementi lapidei, riutilizzati in altre costruzioni. La “parcellizzazione” e la presenza di case è documentata in dipinti e immagini del sette-ottocento e nelle cartografie di età moderna, in particolare nella pianta urbana del Mazarini del 1823, dove è documentato il riuso dell’edificio che continua a esistere in altre forme e funzioni. Su committenza del cardinale Francesco Maria Banditi, arcivescovo di a, nel 1782 sugli antichi lamioni del Teatro, fu eretta la chiesa di Santa Mariadella Verità.